Mangiano solo mele. Elle, lo sai che gli Shinigami hanno le mani rosse?



Sono passati veramente tantissimi anni dal mio ingresso nel meraviglioso mondo del cinema e della televisione. Entrai quasi per caso in una videoteca locale, ed esordendo con un “cosa ne pensi di Seven?” rivolto al commesso di turno, fu fatta. Bene o male, correva l’anno 2012, e, anche se ben conscio del fatto che le opere più importanti le avessi già visionate, fui totalmente estasiato nel notare quanto c’era ancora da vedere, oltre alle varie filmografie di Tarantino, Lynch, Kubrick e/o i Coen, che io già conoscevo a menadito. 
Infatti, non persi tempo. Da quel momento in poi, vidi almeno, in media, 1 film ogni due giorni fino al 2016, finché, va da se, per sfinimento, mollai. Feci talmente il pieno, che dal 2016 ad oggi, 2019, è tanto se ho visto in media un film ogni 2 mesi. Stessa cosa dicasi per le serie TV.
Durante tutti questi anni, ho visto qualsiasi cosa, film nella quale venivano ripresi solamente i piedi delle persone, film girati con le webcam, film girati “male” apposta e anche molti film “normali” e girati in maniera tradizionale. 
Mai, però, era stata considerata nella mia cerchia, l’animazione giapponese (quindi no, Dragon Ball non l’ho mai visto).
Ed ecco l’epifania.
Il primo Anime in assoluto, da me visto, è L’Attacco Dei Giganti (in corso). Il primo in assoluto, da me completato, è Death Note.

Oggi parlerò proprio di quest’ultimo.


DEATH NOTE


(Tetsurō Araki - 2006-2007/2019)




Death Note è un Anime, tratto dall'omonimo manga, diretto da Tetsurō Araki (lo stesso che oggi dirige L’Attacco dei Giganti) composto da 37 episodi. Ho scelto questo titolo come primo da completare per la sua nomea, alquanto gloriosa. Sapevo di cosa parlava, per anni ne ho sentito tessere le lodi per sino dalle persone più inaspettate, ed ero a conoscenza del fatto che è considerato dalla sua community, quasi intoccabile. 
Parte della serie è praticamente presente, consapevolmente o inconsapevolmente, quasi nella vita di tutti i giorni per quanto riguarda la fetta di pubblico più giovane. 
Se vogliamo fare un esempio, moltissimi spezzoni della colonna sonora fanno da sottofondo a meme, o a vari video di qualche Content Creator su YouTube. E so benissimo che quando un’opera ha una tale influenza nella cultura di massa, ci si trova probabilmente davanti a un qualcosa di epico. Ma andiamo per gradi. 

Il titolo si divide principalmente in 3 parti. 

Quello che c’è da sapere sulla trama è semplicemente questo: Light Yagami, un brillante studente liceale giapponese, trova un giorno, per terra, un quaderno denominato “Death Note”. Al suo interno, delle istruzioni recitano che scrivendo sul libro il nome di una persona conoscendone il volto, quella persona morirà.Semplice, geniale, e non si può dire che non ti faccia venire immediatamente voglia di vederne un episodio.

I punti di forza che accomunano le 3 fasi sono 2: regia e colonna sonora.

La regia, come già detto, è di Tetsurō Araki. Volendo spendere due parole posso dire che, citando Wikipedia, “Araki ha dichiarato che quando scoprì che era in corso un progetto per animare il manga di Death Note, si mise "letteralmente a supplicare" i produttori per unirsi allo staff”. Non c’è molto da dire sulla sua regia, personalmente, mi esalta tantissimo, e si fa sempre riconoscere per le sue inquadrature fuori dalla norma che rendono splendidamente giustizia al concetto di regia in un titolo animato, in barba ai detrattori che pensano che non ci sia un lavoro di particolare finezza nella regia di un cartone.

La colonna sonora è semplicemente magistrale, e tra le più varie mai sentite. Come già detto, alcuni spezzoni di essa, sono quasi diventati di uso comune, e ciò ne testimonia l’importanza. Molto banalmente potremmo dire che tutte le musiche, accompagnano alla perfezione ogni singolo momento dell’anime: accentuano il climax e condiscono nella migliore maniera possibile una scena di particolare tensione e/o post tensione. Ma la cosa veramente superlativa, come detto, è la varietà. Per esempio, le sigle di apertura e chiusura sono state curate dai Nightmare e dai Maximum The Hormone, rispettivamente Rock e Nu Metal Giapponese. Mentre all’interno del titolo abbiamo sicuramente degli stili musicali più raffinati, infatti si alternano composizioni drammatiche a composizioni che strizzano l’occhio al noir, lasciando spazio anche ai leggendari cori di voci bianche e componimenti tipici del thriller/horror, una melodia in particolare su tutte, è chiaramente una citazione al tema principale dell’Esorcista. Nel complesso, il comparto musicale vanta una coerenza e una completezza davvero eccellenti.




Uscendo da ciò che accomuna positivamente le tre fasi, voglio parlare ora dei pregi che contraddistinguono la maggior parte dell’Anime

Caratteristica principale della maggior parte di esso, è senza ombra di dubbio l’eccellente precisione e meticolosità con la quale la storia viene trattata. Come di consueto, alla metà di ogni episodio, il testo a video verrà in ausilio dello spettatore per fargli comprendere al meglio le importantissime e fondamentali regole del Death Note, sempre coerenti con il girato dell’episodio in corso. Tutto ciò è particolarmente apprezzabile, in quanto questi piccoli spazi non vengano usati per dare magari delle informazioni “bonus” su qualsivoglia argomento, oggetto e/o persona all’interno dell’universo narrativo, ma bensì per far avere allo spettatore un’idea ancora più chiara di quello che sta succedendo, tenendone sempre alta l’attenzione.

Parlando ancora un poco di trama, possiamo dire che dopo pochi episodi, la questione non è più “cosa farà Light con il quaderno” ma “chi vincerà tra Light ed Elle?”
Qui iniziamo a scoprire dove vuole arrivare il titolo.
Esso infatti credo sia uno dei primissimi esempi di un certo tipo di narrazione. Una maniera di narrare che non si vede tutti i giorni. Il protagonista è infatti un “buono a modo suo”, e a lui si contrappone uno dei personaggi più eccentrici della serie, e dell’opera meglio scritti, non che il mio preferito, Elle appunto, presentato come il miglior detective privato del mondo. Di fatto, dal momento della suo ingresso in scena, Death Note decolla, e non ho problemi a dire che Elle è il vero cardine di questo titolo.




A questo punto L’Anime, come intuibile, si concentra per gran parte sulla rivalità tra Light ed Elle. Non una normale rivalità, affatto. Una vera e propria guerra psicologica, piuttosto che verbale. Un confronto epico soddisfacente e rispettoso per entrambe le parti coinvolte, che si evolve puntata dopo puntata e talmente ben scritto e narrato che lo spettatore dovrà per forza schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra. 
La loro rivalità, occupa ben 3/4 dell’opera e non risulta essere  mai, in nessun senso, banale. Anzi, sono presenti dei colpi di scena veramente degni di nota in merito, dovuti principalmente alla qualità della narrazione. La guerra mentale tra i 2 è raccontata per la maggior parte delle volte tramite una sospensione del tempo reale. Durante un dialogo normale, infatti spesso il tempo si ferma per lasciare spazio al fulcro dell’opera, ovvero i pensieri ad alta voce dei due protagonisti. Questa vecchia, ma sempre pur valida tecnica, mette lo spettatore in una condizione di presunzione. Più precisamente, la presunzione di capire a fondo la situazione che si sta per verificare. In questa maniera esso, rimarrà ancora più a bocca aperta quando scoprirà elementi e/o mosse non apertamente dichiarate nei pensieri dei due protagonisti. 

Spiegare a parola lo scontro tra Light ed Elle, è quasi un impresa.

Ho parlato fino ad ora dei punti forti che accomunano le 3 ipotetiche parti che compongono l’opera, e dei punti forti che ne compongono la maggior parte.

Adesso è il turno di tutto il resto.

Il primo momento in cui ho iniziato a storcere il naso, è stato l’episodio 17, che possiamo considerare come l’episodio che da inizio alla seconda parte. Da questo episodio in poi, infatti, causa una regola del Death Note, molto, ma molto “accomodante”, si ha un primo netto appiattimento della serie. Non voglio essere frainteso, la regola in questione è assolutamente voluta dalla trama e spiegata fin dall’inizio, ma secondo me, in un primo momento ha calato la qualità dell’opera di netto, e mi ha fatto sentire come se la serie stesse ripartendo dall’episodio 1. Nonostante non fossi contento per questa trovata, devo dire che, episodio dopo episodio, ho imparato ad accettarla, merito soprattutto degli autori che hanno saputo sempre tenere alta l’attenzione e hanno mantenuto intatto il soggetto dei personaggi. 




Nonostante questo intoppo, questa seconda parte rispecchia fortunatamente la prima in quasi tutto e per tutto, e di conseguenza, ho ripreso velocemente l’entusiasmo.
La seconda parte si conclude con un episodio veramente di una caratura elevatissima. Un capolavoro per regia, fotografia e sceneggiatura. Un episodio che da solo vale probabilmente il prezzo dell’intera serie. L’episodio 25: silenzio. C’è poco da dire, semplicemente perfetto, sotto ogni punto di vista e diretto con chiari riferimenti prettamente di stampo Lynchiano.

C’è però un problema, l’episodio 25 chiude l’ipotetica seconda parte, e di conseguenza ne da inizio a una terza.
Purtroppo, mi duole dire che la terza parte è la “peggiore” di tutta l’opera.
Personalmente, dall’episodio 25, in non più di tre episodi, avrei chiuso la serie, visto come si erano messe le cose. Di tutt’altro avviso sono stati gli autori.
La terza parte, purtroppo, introduce e non approfondisce personaggi FONDAMENTALI mai citati precedentemente, la sceneggiatura diventa alquanto confusionaria e la narrazione, superlativa fino a quel punto, inizia a zoppicare. La meticolosità con la quale fin dall’inizio venivano spiegati concetti e situazioni va piano piano a scemare e in tutta questa confusione, si nota una cosa su tutte: la fretta di chiudere. Ma il difetto più grande ritengo che sia un’altro, ovvero, il non aver approfondito minimamente la storia di nessun personaggio e il non aver raccontato succosi dettagli delle relazioni tra i vari personaggi. In questo Anime, ahimè, non si scava per nulla nel passato dei personaggi. Uno solo, viene più o meno approfondito, un personaggio dal background molto banale oserei dire, per di più introdotto a pochi episodi dalla fine solamente per fargli fare il finale.

Di questa ultima parte si salva veramente poco.
E questo poco è il finale. Nell’ultimo episodio si rivede, fortunatamente, l’ispirazione che tanto aveva elevato il titolo per gran parte degli episodi, e alla fine gli autori sono stati veramente fenomenali nel non lasciare alcun dubbio, ne alcuna storia aperta all’interno dell’Anime.




Una piccola nota di merito, infine, va anche ai personaggi, diciamo secondari.
Ho apprezzato particolarmente il fatto che ognuno nella serie ha il suo momento, anche i personaggi per lo più addetti a spezzare il ritmo incalzante della narrazione.

Concludo dicendo che l’importante, durante la visione di una serie TV, non è il finale, ma il viaggio. Personalmente, quando arrivo alle battute finali di una qualsiasi opera, penso sempre ai primi episodi, per fare un bilancio di quanto le cose sono cambiate da allora, di quanto i personaggi siano cresciuti e di quanto io abbia imparato, e di conseguenza di quanto mi mancheranno una volta finito tutto, speranzoso del fatto che anche a lettore spento, possano essi continuare a vivere nella fantasia dello spettatore.

Questo è tutto ciò che penso di Death Note, una serie che ho amato (tanto) e talvolta odiato, e che mi ha regalato uno dei personaggi più eccentrici e spettacolari che io ricordi degli ultimi anni, se non fosse per l’assenza del suo background (COME SI FA A NON RACCONTARE LA STORIA DI ELLE IO NON LO SO) ma che assolutamente credo che chiunque debba vedere almeno una volta nella propria vita

Per quelli che come me, vivono queste opere come grandi eventi, sono riuscito a notare 2 chicche.

- In uno dei primi episodi, uno degli agenti dell’FBI si chiama “David Fincher”

- Nei primi secondi della seconda sigla, appare la scritta “Death Note” tradotta nelle principali lingue mondiali, tra le quali, l’italiano





Giudizio Finale: Splendore Dell'Aquila



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CONTENUTO EXTRA: ANALISI DELL'EPISODIO 25 (SPOILER)